Ieri pomeriggio il mio vecchio amico a quattro zampe (un bel cane di taglia grande, nero con macchie marroni su zampe e muso) è arrivato alla fine della sua vita, dopo undici anni e mezzo. Visto che negli ultimi giorni aveva dato segni preoccupanti, rifiutando il cibo, ed essendo praticamente diventato miope, forse addirittura cieco, mi ero preparato all'idea che non sarebbe vissuto oltre la settimana. Se n'è andato in modo relativamente sereno, comunque silenziosamente perché né io né mia madre ci siamo accorti di nulla, e quando siamo andati a vedere cosa stava facendo lui era già spirato. E' stato un colpo improvviso, visto che mezz'ora prima era vivo, ma non è che si possa decidere il momento in cui morire.
Dopo averlo visto crescere, pensare che non ci possa essere più è una sensazione strana e dolorosa. Non ho esternato i miei sentimenti con lamenti singhiozzati e lacrime, come ha fatto mia madre quando ha visto il suo corpo. E' radicato in me una sorta di rifiuto al mostrare la mia sofferenza, comunque qualche lacrima l'ho versata anche io, quando non c'era nessuno intorno a me, e sento nel petto un peso che si rafforza quando penso al mio vecchio amico. Comunque, questo è il ciclo della vita: si nasce e si muore, per accedere poi a qualcosa di nuovo. Sono cristiano e credo nell'Aldilà, ed è mia convinzione che esso esista anche per gli animali. Rocky mi mancherà sempre, ma pensare in questo modo mi fa stare meglio.
Dovranno passare probabilmente diversi anni prima che prenda in considerazione di adottare un altro animale domestico. Rocky è stato il primo, e per me insostituibile, e al momento ho tanti di quegli impegni che accollarmi l'allevamento di un cucciolo sarebbe controproducente, per me ma soprattutto per lui, perché non riceverebbe le attenzioni di cui ha bisogno. Forse in futuro, non si può mai dire.
Ma adesso, tenendo il ricordo del mio vecchio amico nel cuore, continuerò ad andare avanti con la mia vita.
martedì 3 settembre 2013
domenica 1 settembre 2013
La fine dell'estate e il soldatino di stagno
Non aggiorno il Blog da un pezzo, ma visto che credo di essere il solo a leggerlo per il momento non dovrebbe essere un problema. Quest'estate inoltre avevo un accesso limitato al Web trovandomi con un netbook privo di pennetta per Internet e con un parente il cui WI-FI funzionava un giorno sì e gli altri tre no, e credo che ciò possa essere considerato un'attenuante.
Comunque, dopo aver terminato la parentesi Estate, con tutti i suoi pro e contro e il magnifico matrimonio di mia cugina che mi ha tenuto al Sud per diverse settimane, sono ritornato a casa, nella mia realtà fatta di impegni universitari che minacciano di travolgermi e altri impegni di scrittura auto-impostomi a cui spero di poter dedicare il (poco) tempo libero a disposizione.
Per chi si domanda cosa c'entri tutto questo col soldatino di stagno nel titolo, si tratta di una delle fiabe che mi ha accompagnato durante la mia infanzia, di cui addirittura possedevo un album (credo) illustrato oramai perduto. La storia in breve parla di un soldatino di stagno, parte di una serie di venticinque, a cui mancava una gamba perché forgiato con lo stagno avanzato di un cucchiaio, che si innamora di una ballerina che fa parte dei giocattoli dei loro proprietari. Il soldatino finisce per attraversare varie peripezie, e il finale non ve lo dico nel caso in cui vi venisse voglia di leggerla.
Ora, il ricordo della fiaba e la scoperta che un tale di nome Luca Tarenzi ha scritto un romanzo breve dal titolo Il sentiero di legno e sangue, che è una rivisitazione di un'altra fiaba che adoravo da bambino (il buon Pinocchio), mi ha suscitato il desiderio di farlo anch'io, e come a venirmi incontro il ricordo del soldatino di stagno si è fatto largo nella mia mente, chiedendo di essere rivisitato. Le idee che mi sono venute in mente al momento sono una sfilza di avvenimenti anche sconnessi tra loro di quel poco che mi ricordo della fiaba, che dovrò rileggere per necessità, quindi per il momento non svelerò nulla.
Forse una volta terminata la manderò anch'io ad Asengard. Chissà se vorranno pubblicarla, come hanno fatto con quella di Tarenzi, che comunque pare essere un lavoro di qualità. Per fortuna c'è ancora gente che sa come scrivere fantasy (in questo caso New Weird).
Comunque, dopo aver terminato la parentesi Estate, con tutti i suoi pro e contro e il magnifico matrimonio di mia cugina che mi ha tenuto al Sud per diverse settimane, sono ritornato a casa, nella mia realtà fatta di impegni universitari che minacciano di travolgermi e altri impegni di scrittura auto-impostomi a cui spero di poter dedicare il (poco) tempo libero a disposizione.
Per chi si domanda cosa c'entri tutto questo col soldatino di stagno nel titolo, si tratta di una delle fiabe che mi ha accompagnato durante la mia infanzia, di cui addirittura possedevo un album (credo) illustrato oramai perduto. La storia in breve parla di un soldatino di stagno, parte di una serie di venticinque, a cui mancava una gamba perché forgiato con lo stagno avanzato di un cucchiaio, che si innamora di una ballerina che fa parte dei giocattoli dei loro proprietari. Il soldatino finisce per attraversare varie peripezie, e il finale non ve lo dico nel caso in cui vi venisse voglia di leggerla.
Ora, il ricordo della fiaba e la scoperta che un tale di nome Luca Tarenzi ha scritto un romanzo breve dal titolo Il sentiero di legno e sangue, che è una rivisitazione di un'altra fiaba che adoravo da bambino (il buon Pinocchio), mi ha suscitato il desiderio di farlo anch'io, e come a venirmi incontro il ricordo del soldatino di stagno si è fatto largo nella mia mente, chiedendo di essere rivisitato. Le idee che mi sono venute in mente al momento sono una sfilza di avvenimenti anche sconnessi tra loro di quel poco che mi ricordo della fiaba, che dovrò rileggere per necessità, quindi per il momento non svelerò nulla.
Forse una volta terminata la manderò anch'io ad Asengard. Chissà se vorranno pubblicarla, come hanno fatto con quella di Tarenzi, che comunque pare essere un lavoro di qualità. Per fortuna c'è ancora gente che sa come scrivere fantasy (in questo caso New Weird).
domenica 7 luglio 2013
The Colour out of Space (Il colore venuto dallo spazio) - Howard Phillips Lovecraft
Una premessa.
Ai tempi delle superiori mio cugino mi prestò un libro che aveva colpito la mia attenzione. Diceva che gli era stato dato come lettura estiva, nello stesso periodo in cui io stavo leggendo "Io non ho paura" di Niccolò Ammaniti sempre per lo stesso motivo (tutto sommato fu una lettura piacevole, finché continuai).
Una sera, messo da parte "Io non ho paura", decisi di dedicare un po' di tempo al libro che mi ero fatto prestare. Il titolo non me lo ricordo precisamente, ma era una raccolta di racconti dell'orrore e c'era in copertina un'immagine del quadro "Guernica" di Picasso e il nome dell'autore: Howard Phillips Lovecraft. Un nome che non mi diceva niente.
Apertolo, lessi il primo racconto, "Il colore venuto dallo spazio". Il titolo mi sembrò strano, così continuai a leggere. Posso soltanto dire che alla fine dell'estate del libro di Ammaniti non avevo letto nemmeno la metà e mi dovetti arrangiare a usare internet per avere informazioni sulla parte mancante, mentre quello di Lovecraft l'avevo persino riletto una seconda volta.
Di Cosa Parla.
La storia ci viene narrata da un tecnico idrico che ricorda il giorno in cui andò a fare un sopralluogo in un paesino di campagna nei pressi della città di Arkham. Giunto nel luogo troverà, in mezzo al verde delle foreste e dei campi, un'area totalmente morta che la gente del posto chiama Landa Folgorata ma di cui non parlano volentieri, riferendosi a "i giorni terribili." Solo una persona, il vecchio Ammi, accetta di parlare della storia a cui quella terra morta è legata. Ma l'anziano uomo è considerato pazzo, e anche la storia che esce dalla sua bocca sembra una follia, tanto è inquietante e incredibile.
I giorni terribili cominciarono con la caduta di un meteorite dal cielo, che si schiantò vicino al pozzo di una fattoria del luogo e attirò presto le attenzioni degli scienziati di Arkham, interessati ad analizzarlo. Ma le loro operazioni risvegliano qualcosa di sconosciuto che dimorava all'interno del corpo celeste e che s'insinuerà nella terra circostante con conseguenze terrificanti.
"Il colore venuto dallo spazio" è un'abile unione tra fantascienza e horror, con lo stile inconfondibile di Lovecraft che riesce a trasmettere il senso di angoscia e paura che accompagna il lettore dall'inizio alla fine. H.P.L tende a non descrivere in maniera dettagliata ciò che il narratore vede, tuttavia durante la lettura si riesce ugualmente a visualizzare quello che intendeva dire.
Concludendo, consiglio di leggerlo. Ritengo che tutti dovrebbero leggere un'opera di H.P.L almeno una volta, in particolare chi ha amato le opere di Edgar Allan Poe ed è interessato a scritti simili, se non persino superiori sotto diversi aspetti.
E se volete un altro motivo per leggere Lovecraft, sappiate che Stephen King ne è un grande ammiratore.
giovedì 4 luglio 2013
Chiba, The Ghost-Watcher! - Episodio I
Il Primo Giorno
La mattina del suo secondo anno di scuola
superiore era una bellissima giornata di sole, ma Chiba non poteva vederlo
perché i raggi che filtravano da dietro le tende erano insufficienti per
destarlo dal sonno. La sveglia elettronica sul comodino accanto al letto
emetteva un ripetuto bip-bip che non sortiva l’effetto sperato.
Per fortuna c’era chi sapeva che cosa stava
accadendo. Passi pesanti risuonarono sulle scale, poi la porta si aprì con un
colpo secco e proprio mentre Chiba si girava sul fianco sinistro, infastidito
da quel rumore, qualcosa si appoggiò bruscamente sopra la sua tempia, strappandolo
al sonno.
«Svegliati o farai tardi, cretino.»
La testa di Chiba scattò in alto, seguita
dal suo pugno sinistro che colpì l’aria perché il nuovo venuto ritirò il piede
di scatto, guardandolo dall’alto del suo metro e ottanta mentre mangiava del riso
da una ciotola con le bacchette.
«Mi posso svegliare anche da solo. Piantala
di farlo tu in questo modo, Toshio!»
Deglutito il boccone, Toshio ridacchiò. «Se
avessi uno yen per ogni volta che l’hai detto, a quest’ora non servirebbe più
che andassi a lavorare!» Un ghigno si allargò sul suo viso, mentre i suoi occhi
neri fissavano quelli simili del fratello.
Irritato, Chiba si alzò dal letto e chiese
in modo piuttosto brusco al fratello di uscire dalla stanza. Questi fece come
da lui richiesto, dicendo: «La colazione è sul tavolo. Datti una mossa o a
scuola dovrai andarci correndo.»
La predica lo infastidì ulteriormente, ma
l’idea non gli piaceva affatto e si diede in fretta una sistemata nel bagno di
fronte. Indossò i pantaloni neri e la camicia bianca dell’uniforme scolastica,
mentre dal piano inferiore venne il rumore della porta d’ingresso che si
chiudeva alle spalle di suo fratello. Cercò di dare una forma ai suoi capelli
corvini, con scarsi risultati.
Scese e andò in cucina, dove trovò sul
tavolo un vassoio con una ciotola di riso con alghe e del pane bianco di
fianco. Il tempo era clemente: l’orologio sulla parete segnava le sette e
trentadue. “Da come diceva Toshio sembrava molto più tardi” pensò mentre
iniziava a mangiare. Terminò il pasto con accorta rapidità, prese la cartella
che aveva appeso alla sedia vicina e uscì di casa.
La luce del sole lo accolse: facendosi
schermo con la mano sinistra per quell’attimo che bastò a far sì che vi si
abituasse, uscì dal piccolo giardino, e chiuso il cancello s’avviò lungo la
strada con la cartella appoggiata sulla spalla e la mano destra affondata nella
tasca dei pantaloni.
Un paio di deviazioni, e in poco tempo si
trovò sulla strada principale di Ayagi, nei pressi dell’ingresso ovest del distretto
commerciale. Marciapiedi e strada erano entrambe colme rispettivamente di gente
e veicoli: ovunque si posasse lo sguardo si potevano vedere palazzi più o meno
alti, molti con sopra insegne pubblicitarie. Sulla fiancata d’uno di questi un
grande schermo trasmetteva le previsioni meteorologiche: sole per tutta la
giornata.
“Una buona notizia” pensò Chiba mentre
s’apprestava a salire le scale del ponte pedonale. Due sue coetanee con
l’uniforme di un’altra scuola camminavano davanti a lui, parlando tranquillamente.
Abbassò per un istante lo sguardo sulle loro gonne a quadri, poi, giunto in
cima alle scale, le superò procedendo con passo sostenuto tra gli altri
presenti.
Al centro del ponte, appoggiata alla
balaustra, c’era una bambina con un nastro azzurro tra i corti capelli neri e
un abito bianco a un pezzo terminante in una lunga e ampia gonna.
“Ancora lei” pensò Chiba, continuando a
camminare. La bambina si voltò verso di lui con espressione vuota, fissandolo
brevemente prima di ritornare a guardare il traffico.
Chiba sospirò, indeciso tra il tirare dritto
oppure fermarsi per chiederle se avesse bisogno di qualcosa, magari ottenendo
una risposta, a differenza dell’ultima volta. “Se la gente mi vedesse
crederebbe che sono un pazzo che parla solo.”
Da quanto ne sapeva, in tutta la città
soltanto lui era in grado di vedere i fantasmi.
Corrugò la fronte, fermandosi. Nonostante
tutto non riusciva ad andarsene facendo finta di nulla. "Vediamo almeno di
non sembrare un povero pazzo." Prese dalla tasca le chiavi di casa e
quando fu in prossimità del fantasma le lasciò cadere. «Accidenti» borbottò,
inginocchiandosi per raccoglierle. Sentì una bassa risata, ma quando sollevò lo
sguardo non riuscì a individuare il responsabile tra la gente che attraversava
il ponte pedonale. "Lasciamo perdere. Concentriamoci sulla bambina."
Quando riportò l'attenzione su di lei, se la
ritrovò a un soffio dal viso. Sussultò per la sorpresa, ma riuscì ad abbozzare
un sorriso mentre abbassava di nuovo lo sguardo sulle chiavi, fingendo di controllare
che ci fossero tutte. "E ora che faccio? C'è troppa gente, se dico
qualcosa mi sentiranno. Ma è un fantasma, forse riesce a sentire i miei
pensieri." Alzò gli occhi su di lei. "Dai, dimmi che cosa ti serve
per riposare in pace."
La bambina spostò la testa di lato,
fissandolo con quel suo sguardo inespressivo. "Beh…non è che questo mi
aiuti a capire. Fai un cenno di testa, dannazione!"
Resosi conto di essere rimasto troppo tempo
inginocchiato, Chiba sospirò e fece per alzarsi prima che qualcuno si fermasse
per chiedergli se si sentiva male. In quel momento, le mani della bambina
scattarono in avanti e gli afferrarono il viso, trasmettendogli una lieve
sensazione di freddo che tutto sommato era anche piacevole.
«Che…» iniziò Chiba, ma le altre parole gli
rimasero in gola quando davanti agli occhi gli apparve qualcosa, tanto
improvvisamente da fargli spalancare le palpebre.
Piedi nudi che salgono scale di legno che
scricchiolano.
Un muro macchiato di sangue fresco.
Una figura alta di spalle, immersa nella penombra,
che trascina un corpo dalla caviglia.
Una casa a due piani che arde oltre un basso muretto,
mentre da lontano echeggia il suono della sirena dei vigili del fuoco.
Insieme alle immagini avvertì anche
sensazioni spiacevoli: confusione, agitazione, disperazione, paura, terrore.
Dolore. Alla fine Chiba si staccò dalla presa del fantasma con un grido e
crollò seduto sul pavimento, pallido in viso e col cuore che batteva tanto
forte che lo poteva sentire nelle orecchie. La gente si fermò a guardarlo,
altri lo fissarono mentre gli passavano accanto; alcuni mormoravano cose, di
cui Chiba colse solamente una frase. «Ma che gli ha preso a quel pazzo?»
La bambina era svanita. "E' così…che è
morta?" pensò sconvolto mentre si rimetteva in piedi. "Credevo in un
incidente." Comunque adesso aveva ben chiaro il motivo per cui il suo
spirito non era riuscito a trapassare.
Un forte schiaffo sulla schiena spinse Chiba
in avanti di alcuni passi. «EHI!» esclamò, voltandosi a denti e pugni stretti.
La sua espressione passò a una sorpresa quando vide un ragazzo della sua età e
altezza vestito con la sua stessa uniforme, il viso di forma triangolare e
corti capelli neri. Portava la cartella sulla schiena e aveva la mano sinistra
affondata nella tasca.
«Ehi!» esclamò quello con un sorriso
strafottente. «Meglio dire "buongiorno", non pensi?»
Chiba non si sentiva dell'umore, ma abbozzò
lo stesso un sorriso. «Non certo se finisco per vederti così presto, Shohei.»
Quello fece una faccia esageratamente
triste. «Oh, così mi ferisci! Pensavo che la lontananza per le vacanze estive
ti avesse fatto piangere sul cuscino.»
Chiba ghignò, sentendosi più rilassato. "Meno
male che sei arrivato tu." «Certo che ho pianto, ma di gioia.»
«Male, Nagase! Molto male! Un vero uomo non
piange mai. Per penitenza adesso verrai con me!»
Chiba inarcò un sopracciglio. «Io vado a
scuola. Non so quanto convenga mancare il primo giorno.»
«Ma che dici?! E' proprio perché è il primo
giorno! Tanto dopo la cerimonia di inizio anno non è che si farà granché.»
Shohei sorrise ancora di più. «Forza, non farti pregare!»
Chiba ci pensò sopra. "Non è che ha
tutti i torti. E poi non mi va più di andare a scuola, adesso." «E va
bene. Che avevi in mente?»
«E' una sorpresa.»
lunedì 1 luglio 2013
Corpse Party: Blood Covered (Manga)
C'è da dire che ho sempre amato i manga a tema horror. Purtroppo in Italia non ne vengono pubblicati molti, o comunque quando li scopro sono troppo avanti coi volumi oppure terminai da un pezzo. Chiamatelo pure pessimo tempismo. Così ho iniziato ad affidarmi ai gruppi di scan inglesi, trovandone a bizzeffe. Tra questi il manga che mi ha colpito di più è questo sopracitato, di cui esistono anche una serie di visual novel per PSP e una vecchia versione per PC del 1996. Non avendo la prima e non essendo ancora riuscito a trovare la seconda, mi limiterò a parlare del manga.
Vediamo di cosa si tratta.
TRAMA
Un tardo pomeriggio dopo le lezioni, durante un temporale, alcuni studenti dell'Accademia Kisaragi sono riuniti nell'aula con la sola luce della candela a illuminarli, ascoltando la storia della loro capoclasse, Ayumi Shinozaki, riguardo a un tremendo omicidio avvenuto molti anni prima nella Scuola Elementare Tenshin, che fu demolita per lasciar posto al loro istituto liceale.
Sembra una storia di terrore come tutte le altre, tuttavia quando Shinozaki convince gli altri a fare un rito sostenendo che in tal modo sarebbero tutti rimasti amici per sempre, un violento terremoto li catapulta in quello che si rivela essere la Scuola Elementare Tenshin. Ma non sono soli: aule, corridoi, ovunque tra la sporcizia e le rovine ci sono cadaveri più o meno vecchi, mentre fantasmi e altre presenze si aggirano per l'edificio, dimostrandosi un'aiuto oppure attentando alla loro vita.
Sembra che dovrebbe anche uscire un a-movie quest'anno, anche se non sono notizie certe. |
IL MIO GIUDIZIO
Corpse Party: Blood Covered è un ottimo manga in cui terrore e suspence vengono gestite abilmente, riuscendo a far avvertire al lettore la sensazione che accadrà qualcosa anche in momenti di relativa calma. La violenza è ben dosata in base alle situazioni. I personaggi, squisitamente caratterizzati, passano da vari stati di shock e terrore a tentativi di farsi forza, a vicenda o da soli, in modo da riuscire a trovare una maniera di sopravvivere, sebbene non siano in grado di affrontare le presenze maligne che infestano l'edificio.
Per quanto riguarda l'aspetto grafico, il disegno dei personaggi è semplice ma gradevole, mentre l'uso del bianco e del nero è utilizzato in maniera saggia per adattarsi alle varie atmosfere.
Nel complesso una bella storia, non banale né scontata e ricca di colpi di scena.
Il manga è scritto da Makoto Kedōin e disegnato da Toshimi Shinomiya.
venerdì 28 giugno 2013
ASOIAF: Un'Analisi sulle Teorie. Prima Parte.
A SONG OF ICE AND FIRE
(CRONACHE DEL GHIACCIO E DEL FUOCO)
(CRONACHE DEL GHIACCIO E DEL FUOCO)
(ATTENZIONE! IL SEGUENTE ARTICOLO TRATTERÀ DI ARGOMENTI INERENTI L'ULTIMO VOLUME "A DANCE WITH DRAGON", OVVERO GLI ULTIMI TRE LIBRI ITALIANI. A CHI NON LI HA LETTI CONSIGLIO DI RIPASSARE PIÙ TARDI)
Il Principe Doran Martell aveva un motivo per inviare a Essos Quentyn: voleva unire la sua Casa a quella dei Targaryen tramite lui e Daenerys e muovere guerra al Trono di Ferro. Illyrio che motivazioni ha per utilizzare suo figlio in questo modo? Certo, ha dimostrato interesse per la posizione di Maestro del conio, ma non credo sia un titolo che valga la pena di guadagnare sacrificando quello che, dando per vera la teoria, sarebbe il suo unico figlio vivente.
Questa è probabilmente l'unica vera freccia a disposizione della teoria di Aegon Fake, in quanto a causa della mancanza di informazioni non si può presentare una risposta in grado di smentirla solidamente.
La teoria Aegon True argomenta in questo modo. Partendo da una possibilità remota che Maelys il Mostruoso (morto nel 259) non fosse l'ultimo Blackfyre, se membri di quella Casa avessero lasciato figli, visto il tempo passato (è probabile che anche Maelys mantenesse ben pochi tratti dei tratti condivisi dai Targaryen e dai Blackfyre) il solo modo perché Aegon potesse mantenere i capelli argentei e gli occhi violetti era tramite unioni con chi possedeva sangue dell'antica Valyria.
Ora, è vero che a Essos ci sono ancora delle persone in possesso di qualcuno di questi tratti, come la prostituta della casa di piacere con cui Jorah ha un rapporto; tuttavia non sappiamo se questa avesse anche gli occhi violetti. Nel tempo passato, se Aegon discendesse da un ramo della Casa Blackfyre o dell'esiliato Aerion Targaryen non avrebbe dovuto mantenere sia gli occhi che i capelli del colore dei suoi predecessori.
Dunque, per quanto sappiamo che ci siano persone con gli occhi violetti e i capelli argentei, non sappiamo se questi mantengano entrambi i tratti come accade per Aegon. Inoltre bisogna tenere conto che con il tempo i superstiti di Valyria si sono uniti ad altre etnie e il loro sangue si è così "imbastardito".
RIGUARDO IL DRAGO DEL GUITTO E TUTTE L'ALTRE COSE AD ESSO COLLEGATE
Durante le vicende raccontate in A Dance With Dragon (o ADWD) molte cose accadute nei precedenti libri sono state spiegate. In particolare la scoperta che il giovane Griff non è in realtà figlio del tipo da cui prende il nome, bensì di Rhaegar Targaryen. Trattasi di Aegon VI, dato per morto per cinque libri e invece vivo e vegeto a vagabondare in anonimato per Essos.
Eh lo so. Che sorpresa, eh? Ammetto che, basandosi sulla visione nella Casa degli Eterni e sulla profezia di Quaithe, qualcuno poteva anche fiutare la possibilità che Aegon non fosse morto, comunque era qualcosa che sfuggiva facilmente e credo che la maggior parte dei lettori (tra cui io) non abbiano nemmeno considerato una simile eventualità. Comunque, e qui c'è una differenza tra me e la maggior parte dei fan della saga con cui mi sono confrontato, io ho amato questo colpo di scena e il ritorno del figlio del defunto Rhaegar Targaryen, mentre a quanto ho potuto leggere molti non apprezzano il giovane Aegon, vuoi per un carattere che non lo rende così amabile e vuoi perché dicono che è apparso troppo all'improvviso. In parole povere, parecchi già hanno preso a tirargliela al poveretto, e se dovesse morire veramente penso che dirò "Ti credo, visto quanto gliel'avete tirata!" a parecchia gente e per parecchio tempo.
Comunque, dalla sua comparsa c'è stata un grosso dibattito riguardo il suo rapporto con visioni e profezie varie che ha portato a una spaccatura e alla formazione di due blocchi contrapposti: l'Aegon True e l'Aegon Fake, e i nomi già dicono tutto. In questo post presenterò alcune prove che sono state raccolte (tanto da me quanto da altri) a sostegno dell'una e dell'altra teoria, così che ciascuno possa confrontarle e trarne una propria opinione personale.
Per una maggiore precisione inserirò le profezie tradotte dall'inglese, perché in quelle Mondadori alcune parole sono state scritte in modo tale che le si potrebbe interpretare in modo diverso dal significato originale.
Pronti? Partiamo.
PROVA 1. LA CASA DEGLI ETERNI (A CLASH OF KING, LA REGINA DEI DRAGHI)
"Un drago di stoffa ondeggia su pali in mezzo a una folla divertita."
Pronunciandosi a riguardo, i teorici di Aegon Fake dicono che il fatto che venga mostrato un drago finto, il "drago del guitto" (ricordiamoci questa frase), sia un chiaro indice che il presunto Aegon VI in realtà non sia chi dice di essere. A rafforzare questa loro visione c'è il fatto che successivamente gli Eterni si rivolgono a Daenerys chiamandola "Madre dei draghi, sterminatrice di menzogne". Tuttavia c'è anche un'interpretazione che salta all'occhio prendendo in esame questo pezzo:
Jorah: "Il drago di un guitto, hai detto. E io ti chiedo, cos'è un drago di un guitto?"
Daenerys: "Un drago in stoffa montato su pali di legno.I guitti li usano nelle loro rappresentazioni, dando agli eroi qualcosa contro cui combattere.
Ora, con ADWD e in particolare con la rivelazione nell'Epilogo siamo venuti a conoscenza del sostegno che Illyrio, ma soprattutto Varys, stanno dando ai Targaryen e alla loro impresa di Reconquista del Trono di Ferro. Alla luce di questi fatti si può quindi leggere la visione nella Casa degli Eterni anche in questa maniera: il drago del guitto indica Aegon, il cui destino è stato manovrato da Varys. Il giovane Targaryen è La Pedina del grande gioco a cui l'eunuco sta giocando, e come il guitto manovra il drago di stoffa, così Varys ha fatto in modo che il destino del Targaryen si muovesse nella direzione da lui desiderata. Con questa spiegazione inoltre si può soddisfare anche la citazione nella profezia di Quaithe riguardo l'arrivo di un "drago del guitto".
C'è inoltre un'ulteriore lettura alla Visione, anch'essa possibile. Il "drago del guitto" potrebbe rappresentare Daenerys. Pensateci bene: suo fratello Viserys sarebbe dovuto essere il futuro erede al trono, ma una volta morto quel titolo doveva essere suo. Illyrio l'aveva appoggiata e lei era certa che i Sette Regni le sarebbero appartenuti. Ma spunta Aegon e questo non è più vero. Inoltre Varys (con la complicità di Illyrio) l'ha utilizzata per sviare l'attenzione dal giovane figlio di Rhaegar, in modo che Robert Baratheon avesse occhi e rancore soltanto per lei. La visione potrebbe mostrare Daenerys, che è stata utilizzata "dai guitti (Varys) nelle loro rappresentazioni (la lotta per il trono), dando agli eroi (Robert) qualcosa contro cui combattere (i suoi tentativi di ucciderla)".
PROVA 2. LA SCELTA DELLA COMPAGNIA DORATA (A DANCE WITH DRAGON, GLI ULTIMI TRE LIBRI ITALIANI)
"Rosso o nero, un drago è sempre un drago."
Questa è una delle frasi dette da Illyrio mentre viaggia con Tyrion, suo ospite dopo la fuga da Westeros. In quel momento il Lannister si domandava per quale motivo la Compagnia Dorata, famosa per non rompere mai un contratto, avesse invece rotto quello con Myr. I teorici di "Aegon Fake" sostengono che è perché Aegon in realtà è un Blackfyre e la compagnia mercenaria ha sempre sostenuto i pretendenti di quella Casa (il suo fondatore, Aegor Rivers, era fratellastro del Capofamiglia, Daemon Blackfyre, e suo sostenitore), tuttavia la spiegazione per questo fatto viene chiaramente data dallo stesso Illyrio, prima di dire la sopracitata frase.
La Compagnia Dorata aveva rotto il suo contratto con Myr perché si aspettavano di unirsi a Daenerys mentre lei navigava da Meereen ad Astapor. Quando ciò non accade, venendo informati da Connington o da Illyrio della presenza di un altro pretendente Targaryen intenzionato a partire al più presto alla Reconquista di Westeros decidono di giurargli fedeltà. La Compagnia Dorata a chiaramente visto in Aegon guadagni ben superiore a quelli che avrebbero ottenuto da Lys o da qualsiasi altro cliente di Essos. E se anche non avesse potuto pagarli in denaro, il pretendente Targaryen avrebbe potuto ripagarli in titoli e terre. Dato che volevano già appoggiare Daenerys, si può dire che dei Blackfyre se ne siano scordati, anche perché dopo Maelys Il Mostruoso nessun loro discendente sembra esistere.
Illyrio dice anche quest'altra frase, che spiega ulteriormente i motivi dietro la scelta della Compagnia Dorata.
"Daenerys darà agli esiliati [della Compagnia Dorata] ciò che Bittersteel e i Blackfyre non hanno potuto. Lei li riporterà a casa."
Tuttavia, visto che lei non sembra volersi muovere da Meereen e avendo anche altri problemi di cui doversi occupare, sarà Aegon ad addossarsi questo compito.
PROVA 3. LA CASA BLACKFYRE (A DANCE WITH DRAGON)
"Quando Maelys Il Mostruoso morì sulle Stepstones, fu la fine della linea maschile della Casa Blackfyre."
Uno degli elementi più sfruttati dai teorici di Aegon Fake riguarda il fatto ch'egli possa appartenere alla Casa Blackfyre. A sostegno di ciò riprendono questa frase che Illyrio dice a Tyrion, sottolineando come non venga menzionata una linea femminile, che potrebbe essere continuata e da cui Aegon discende.
Gli elementi purtroppo sono troppo pochi e non si può accettare né escludere questa possibilità.
Gli elementi purtroppo sono troppo pochi e non si può accettare né escludere questa possibilità.
Collegamento 1. Il Blackfyre che non ti aspetteresti.
Collegata alla teoria Blackfyre ne esiste una che vedrebbe Illyrio Mopatis o la sua ultima moglie Serra come discendenti di quella Casa e veri genitori di Aegon.
Personalmente la ritengo una teoria assurda, e per diverse ragioni che concorrono a smontarla. Partendo dal fatto un po' scontato che non viene detto da nesuna parte un qualcosa che possa far intendere un legame (di parentela) con i Blackfyre tra Illyrio o Serra, analizziamo prima quest'ultima, su cui i teorici di Aegon Fake puntano più volte il dito. E' detto che Serra aveva i capelli biondi con striature argentee, segno che in lei c'era qualche goccia di sangue Valyriano; tuttavia questo non è strano visto che alcuni a Essos ancora mantengono tratti dell'Antica Valyria.
Basandomi su questi dati mi sento di escludere questa teoria, visto che due genitori biondi non possono dare vita a un figlio con i capelli argentei e le striature di Serra di certo non erano sufficienti per produrre un simile risultato.
Ma scaviamo ancora. Viene indicato il fatto che Illyrio dica di provare affetto nei confronti di Aegon come un elemento a favore del fatto che possa essere suo figlio. Ricordiamo però che rimase insieme a Illyrio per cinque anni, più o meno, prima di essere affidato alle cure di Jon Connington. In questo tempo è ovvio che abbia sviluppato affetto per lui, ma non per questo si può affermare che è suo figlio. Inoltre è proprio per il fatto che la Reconquista di Westeros era una missione improbabile e pericolosa (e lo è ancora, almeno per quanto riguarda il pericolo) in cui Aegon aveva (ed ha ancora) il serio rischio di essere ucciso che sono dubbioso riguardo alla veridicità di questa teoria.Il Principe Doran Martell aveva un motivo per inviare a Essos Quentyn: voleva unire la sua Casa a quella dei Targaryen tramite lui e Daenerys e muovere guerra al Trono di Ferro. Illyrio che motivazioni ha per utilizzare suo figlio in questo modo? Certo, ha dimostrato interesse per la posizione di Maestro del conio, ma non credo sia un titolo che valga la pena di guadagnare sacrificando quello che, dando per vera la teoria, sarebbe il suo unico figlio vivente.
PROVA 4. TU NON SEI UN VERO DRAGO (CITAZIONE DA GAME OF THRONES)
Questa è probabilmente l'unica vera freccia a disposizione della teoria di Aegon Fake, in quanto a causa della mancanza di informazioni non si può presentare una risposta in grado di smentirla solidamente.
La teoria Aegon True argomenta in questo modo. Partendo da una possibilità remota che Maelys il Mostruoso (morto nel 259) non fosse l'ultimo Blackfyre, se membri di quella Casa avessero lasciato figli, visto il tempo passato (è probabile che anche Maelys mantenesse ben pochi tratti dei tratti condivisi dai Targaryen e dai Blackfyre) il solo modo perché Aegon potesse mantenere i capelli argentei e gli occhi violetti era tramite unioni con chi possedeva sangue dell'antica Valyria.
Ora, è vero che a Essos ci sono ancora delle persone in possesso di qualcuno di questi tratti, come la prostituta della casa di piacere con cui Jorah ha un rapporto; tuttavia non sappiamo se questa avesse anche gli occhi violetti. Nel tempo passato, se Aegon discendesse da un ramo della Casa Blackfyre o dell'esiliato Aerion Targaryen non avrebbe dovuto mantenere sia gli occhi che i capelli del colore dei suoi predecessori.
Dunque, per quanto sappiamo che ci siano persone con gli occhi violetti e i capelli argentei, non sappiamo se questi mantengano entrambi i tratti come accade per Aegon. Inoltre bisogna tenere conto che con il tempo i superstiti di Valyria si sono uniti ad altre etnie e il loro sangue si è così "imbastardito".
PROVA 5. LE PROFEZIE DI QUAITHE E MOQORRO (A DANCE WITH DRAGON)
"Presto verrà la giumenta pallida, e dopo di lei gli altri. Il Kraken e la fiamma scura, il leone e il grifone, il figlio del sole e il drago del guitto. Non fidarti di nessuno di loro. Ricorda gli Eterni. Attenta al siniscalco profumato."
"Draghi vecchi e giovani, veri e falsi, chiari e scuri."
La prima profezia è quella che Quaithe fa a Daenerys quando le appare misteriosamente a Meereen prima di sparire nuovamente. La frase "drago del guitto" si ricollega chiaramente alla visione, così come il consiglio di ricordare gli Eterni, tuttavia, come già detto prima, il termine può benissimo essere visto non come indice della falsa identità di Aegon, bensì per il suo essere manovrato dietro le quinte da Varys.
Mentre naviga sulla Selaesori Qhoran, Moqorro rivela a Tyrion Lannister la visione avuta nelle fiamme. Si fa riferimento a molti draghi a cui si potrebbero associare diversi personaggi, basandoci su fatti o congetture. Nel caso di Aegon, i teorici di Aegon Fake indicano quel "falsi" come prova che lui non sia in realtà chi dice di essere, mentre la teoria opposta afferma che quella posizione la si può benissimo dare a Quentyn Martell, che varie volte sostiene di avere del sangue Targaryen, e/o a Ben Plumm il Marrone, che a sua volta nomina una possibile lontana discendenza da quella Casa, e inserisce invece Aegon in quel "draghi giovani" e "veri" insieme a Daenerys.
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