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martedì 3 settembre 2013

Un addio e un nuovo inizio

   Ieri pomeriggio il mio vecchio amico a quattro zampe (un bel cane di taglia grande, nero con macchie marroni su zampe e muso) è arrivato alla fine della sua vita, dopo undici anni e mezzo. Visto che negli ultimi giorni aveva dato segni preoccupanti, rifiutando il cibo, ed essendo praticamente diventato miope, forse addirittura cieco, mi ero preparato all'idea che non sarebbe vissuto oltre la settimana. Se n'è andato in modo relativamente sereno, comunque silenziosamente perché né io né mia madre ci siamo accorti di nulla, e quando siamo andati a vedere cosa stava facendo lui era già spirato. E' stato un colpo improvviso, visto che mezz'ora prima era vivo, ma non è che si possa decidere il momento in cui morire.

   Dopo averlo visto crescere, pensare che non ci possa essere più è una sensazione strana e dolorosa. Non ho esternato i miei sentimenti con lamenti singhiozzati e lacrime, come ha fatto mia madre quando ha visto il suo corpo. E' radicato in me una sorta di rifiuto al mostrare la mia sofferenza, comunque qualche lacrima l'ho versata anche io, quando non c'era nessuno intorno a me, e sento nel petto un peso che si rafforza quando penso al mio vecchio amico. Comunque, questo è il ciclo della vita: si nasce e si muore, per accedere poi a qualcosa di nuovo. Sono cristiano e credo nell'Aldilà, ed è mia convinzione che esso esista anche per gli animali. Rocky mi mancherà sempre, ma pensare in questo modo mi fa stare meglio.

   Dovranno passare probabilmente diversi anni prima che prenda in considerazione di adottare un altro animale domestico. Rocky è stato il primo, e per me insostituibile, e al momento ho tanti di quegli impegni che accollarmi l'allevamento di un cucciolo sarebbe controproducente, per me ma soprattutto per lui, perché non riceverebbe le attenzioni di cui ha bisogno. Forse in futuro, non si può mai dire.
   Ma adesso, tenendo il ricordo del mio vecchio amico nel cuore, continuerò ad andare avanti con la mia vita.

domenica 1 settembre 2013

La fine dell'estate e il soldatino di stagno

Non aggiorno il Blog da un pezzo, ma visto che credo di essere il solo a leggerlo per il momento non dovrebbe essere un problema. Quest'estate inoltre avevo un accesso limitato al Web trovandomi con un netbook privo di pennetta per Internet e con un parente il cui WI-FI funzionava un giorno sì e gli altri tre no, e credo che ciò possa essere considerato un'attenuante.

   Comunque, dopo aver terminato la parentesi Estate, con tutti i suoi pro e contro e il magnifico matrimonio di mia cugina che mi ha tenuto al Sud per diverse settimane, sono ritornato a casa, nella mia realtà fatta di impegni universitari che minacciano di travolgermi e altri impegni di scrittura auto-impostomi a cui spero di poter dedicare il (poco) tempo libero a disposizione.

   Per chi si domanda cosa c'entri tutto questo col soldatino di stagno nel titolo, si tratta di una delle fiabe che mi ha accompagnato durante la mia infanzia, di cui addirittura possedevo un album (credo) illustrato oramai perduto. La storia in breve parla di un soldatino di stagno, parte di una serie di venticinque, a cui mancava una gamba perché forgiato con lo stagno avanzato di un cucchiaio, che si innamora di una ballerina che fa parte dei giocattoli dei loro proprietari. Il soldatino finisce per attraversare varie peripezie, e il finale non ve lo dico nel caso in cui vi venisse voglia di leggerla.
   Ora, il ricordo della fiaba e la scoperta che un tale di nome Luca Tarenzi ha scritto un romanzo breve dal titolo Il sentiero di legno e sangue, che è una rivisitazione di un'altra fiaba che adoravo da bambino (il buon Pinocchio), mi ha suscitato il desiderio di farlo anch'io, e come a venirmi incontro il ricordo del soldatino di stagno si è fatto largo nella mia mente, chiedendo di essere rivisitato. Le idee che mi sono venute in mente al momento sono una sfilza di avvenimenti anche sconnessi tra loro di quel poco che mi ricordo della fiaba, che dovrò rileggere per necessità, quindi per il momento non svelerò nulla.
   Forse una volta terminata la manderò anch'io ad Asengard. Chissà se vorranno pubblicarla, come hanno fatto con quella di Tarenzi, che comunque pare essere un lavoro di qualità. Per fortuna c'è ancora gente che sa come scrivere fantasy (in questo caso New Weird).